A quasi 3 mesi dai primi contagi per Covid-19 registrati in Italia e in attesa della Fase 2 che potrebbe partire molto presto, abbiamo intervistato la dott.sa Denegri della Farmacia Denegri per scoprire quale è la situazione oggi nelle farmacie italiane e quali strumenti si sono rivelati più affidabili per affrontare l’emergenza. Una grande novità di queste settimane è sicuramente l’introduzione della ricetta dematerializzata in tutta Italia: quali sono le difficoltà e i vantaggi riscontrati farmacisti?
Quali provvedimenti sono stati adottati all’interno della sua farmacia per proteggere i farmacisti dal rischio del contagio da Covid-19?
In farmacia abbiamo adottato dei veri e propri protocolli di emergenza. Il compito di un titolare di farmacia prevede in primis la salvaguardia dei suoi dipendenti e dei clienti. Per far questo, avendo a disposizione sin da subito camici impermeabili, mascherine e guanti, abbiamo sfruttato questi DPI per salvaguardarci.
Successivamente, non appena iniziata la tempesta di ingressi abbiamo eretto uno schermo di plexiglas che copre tutto il banco e oltre. Non è stato semplice nascondere l’espressione del viso dietro una mascherina ed evitare i contatti con i clienti ma il virus impone il distanziamento sociale e dobbiamo rispettarlo anche sacrificando quei piccoli gesti a cui siamo sempre stati abituati.
In molte regioni è stato autorizzato lo svolgimento del servizio farmaceutico a battenti chiusi, su base volontaria. È una possibilità che ha preso in considerazione nella sua farmacia? Quali sono a suo parere i pro e i contro?
Più che fare il servizio a battenti chiusi, sarei voluta scappare in mezzo al mare: la paura è stata tantissima, mi sono dovuta fare coraggio. Anche se non è stato facile, la mia priorità è stata quella di mettere in sicurezza le mie collaboratrici, la seconda di essere al servizio della mia gente.
Ho preferito schermarci dietro ad un vetro ma vedere ed ascoltare il mio cliente piuttosto che chiudere la porta e non concedergli alcun ascolto. Il ruolo del farmacista, infatti, accanto alla dispensazione del farmaco include la capacità di saper ascoltare, dispensare consigli adeguati e tranquillizzare chi si ha di fronte in momenti come questi dove ogni notizia genera panico e paura. La nostra professione è stata chiamata in causa, e seppur con le dovute precauzioni mi è sembrato doveroso prestare servizio a battenti aperti. Inoltre dalla scorsa settimana abbiamo attivato un servizio di consulenza gratuita online tramite la piattaforma Whereby, per tutti i clienti che hanno bisogno di un consiglio personalizzato o di un confronto rispetto ad alcuni farmaci che stanno assumendo.
I farmacisti stanno facendo un grande lavoro di informazione e rassicurazione. Quali sono le domande che le vengono più spesso poste in farmacia?
Stiamo cercando di rendere il lavoro al banco molto veloce, cerchiamo di preparare tutto in anticipo e in questo Carepy Pharma è lo strumento che maggiormente ci agevola perché fornisce tutte le informazioni farmacologiche che occorrono per organizzare il lavoro e preparare anticipatamente il necessario per il singolo cliente. Le raccomandazioni e le rassicurazioni le facciamo soprattutto al telefono perché nell’interesse della salute pubblica si cerca di aiutare tutti. Al telefono ripeto spesso “Vedrà se sta a casa non può succederle niente.” La domanda più frequente al banco è: “Dottoressa lei come la vede?”
Come l’introduzione della ricetta dematerializzata ha modificato il vostro lavoro quotidiano? Avete percepito un miglioramento?
Con la ricetta dematerializzata il nostro lavoro si è complicato ma si è semplificato il rapporto con il cliente che non deve più fare due ore di fila dal medico per farsi prescrivere nuovamente medicine che prende ormai da anni. Ora basta una mail, una telefonata oppure l’elenco delle medicine che ci viene inviato dall’App Carepy direttamente dal paziente che può passare in farmacia e trovare tutto pronto. Vista dalla prospettiva del paziente questa è una grande opportunità: si risparmia moltissimo tempo e in momenti come questi si evita di uscire di casa.
Noi che non siamo vicini ad ambulatori medici abbiamo visto un notevole aumento di ricette e di persone che non erano mai entrate prima nella nostra farmacia. Ci siamo però trovati di fronte alla necessità di riorganizzare completamente il nostro lavoro: prestare una maggiore attenzione a tutti i mezzi di comunicazione a nostra disposizione (telefono, e-mail, Carepy), organizzare la dispensazione anticipata dei farmaci, consegnare i farmaci al paziente in tempi brevissimi.
Sono ormai due anni che ha introdotto Carepy all’interno della sua farmacia. In questa situazione di crisi quali vantaggi ha riscontrato da quando ha adottato questo servizio digitale?
In questo momento stiamo utilizzando Carepy soprattutto per raccogliere i contatti di nuovi pazienti, inserire tutte le informazioni farmacologiche e terapeutiche in modo da continuare il lavoro iniziato sulla profilazione della clientela (es. abbiamo gruppi di pazienti suddivisi per patologie o per necessità). L’obiettivo è quello di continuare ad alimentare la nostra banca dati di clienti, avere un archivio della loro storia farmacologica, aggiornarla costantemente e preparare il terreno per la seconda fase: quella dell’invio delle informazioni o raccomandazioni mirate. Per il momento preferiamo concentrarci sulle prime attività a causa delle eccessive telefonate e di tutto il lavoro di organizzazione della dispensazione di cui parlavo prima.
Nonostante tutto, però, posso dire però che questo è un buon momento per proporre il servizio di aderenza alla terapia. Non dobbiamo dimenticarci dei nostri pazienti cronici, soprattutto per quegli anziani che rimangono da soli, trovare tutto pronto in questo momento non ha prezzo. Ho preso moltissimi nuovi contatti ai quali proporrò presto il servizio. Vorrei allegare a tutti i pacchetti una lettera di presentazione del servizio scritta di mio pugno. Domani inizio!
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